Il presepe: segno di ieri, oggi e domani

Ogni anno la nostra parrocchia ospita un presepe di alta qualità, un frutto della dedizione e della creatività di un gruppo di parrocchiani che mettono a disposizione la loro arte per rappresentare in modo significativo la nascità di Gesù, un momento importantissimo sia dal punto di vista storico, per quello che ha rappresentato per la storia dell’umanità e del cristianesimo, ma anche dal punto di vista dei percorsi dell’anima e della fede, dove la nascità di Gesù succede sempre e di nuovo e la sua rivoluzione umile ne porta le conseguenze dentro alla vita di ognuno. Rappresentare un presepe quindi non è più una semplice tradizione, ma è comunicazione ed evangelizzazione, è un messaggio di ieri, di oggi e di sempre.

E mai come quest’anno questo aspetto emerge dal nostro presepe: gli autori hanno unito passato e presente, storia ed evangelizzazione, rappresentando la natività di fronte alla Porta Santa della basilica di San Pietro a Roma, che Papa Francesco ha aperto il 24 dicembre scorso, e tutto riporta alla mente la frase che Gesù adulto dirà ai suoi discepoli: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo(Gv 10, 9). Così non solo il passato si congiunge al presente, ma il messaggio di fede eterno diventa concreto, il verbo si fa di nuovo carne nella nostra vita di cristiano di oggi, che ci mette di fronte il Giubileo della Speranza. E se una porta aperta non è simbolo di speranza, cosa lo sarà? E se una nascita, e in particolare la nascita di Gesù, non è simbolo di speranza, cosa lo sarà?

L’invito che ci fa oggi questo presepe è l’invito, come ogni anno, a fermarsi in silenzio e ad osservare. Quella contemplazione che parla senza parole, che comunica silenziosamente, quest’anno ci ricorda che c’è una porta che si apre, all’esterno e dentro di noi, c’è un giubileo che è speranza e misericordia per tutti, che è incontro, cammino e meta, è un attimo che passa ma anche un momento che dura per sempre, così come la nascita di un bambino avviene in pochi attimi ma la vita che ne scaturisce rimane per sempre, nasce per sempre dentro di noi. Fino al 2 febbraio, festa della Candelora, questo presepe sarà esposto: abbiamo la possibilità quindi di raccogliere questo invito e di fermarci a contemplare questo grande mistero.

Perché quando vedo il presepe io vedo in qualche modo la nascita dei miei figli, e non ci sono parole che si possono usare per descrivere quello che hai di fronte, c’è solo quello stupore di qualcosa che è immensamente più grande di te, un capolavoro senza limiti. Per questo il presepe parla con il linguaggio dell’arte e della bellezza: i dettagli di questo presepe ne sono la testimonianza concreta, la riproduzione fedele di alcuni particolari della facciata della basilica di San Pietro mostrano tanto e molto di più di quello che si vede a prima vista. E mostrano anche la visione e la dedizione, l’arte e la capacità manuale ed artigiana di chi, ispirato da questo evento storico e sempre attuale, ha reso tangibile la bellezza di una nascita che non finisce mai.

P.S.: la bellezza del nostro presepe è così grande che anche altrove ne possiamo trovare traccia. Ad esempio se ne parla nell’articolo raggiungibile a questo link: https://www.inliberta.it/a-me-mi-piace-il-presepio-di-san-lino-quando-larte-apre-le-porte-del-natale/